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Un bambino argentino di tre anni si risveglia dal coma mentre ascolta il canto natalizio che la madre gli cantava ogni sera. La medicina non sa spiegare il miracolo. La narrazione sì.

Il piccolo Martín viveva a Tucumán, in Argentina, quando il 7 giugno del 2017, mentre cercava di recuperare un pupazzo caduto dal balcone, è precipitato dal nono piano di un edificio residenziale. Ventisette metri di caduta libera. I soccorritori lo hanno trovato privo di coscienza, ma incredibilmente senza fratture. Ricoverato in terapia intensiva, è rimasto in coma per settimane.

La madre, Florencia, non ha mai smesso di parlargli. Ogni giorno gli cantava il suo canto preferito: una melodia natalizia dedicata alla Vergine Maria. Un giorno, mentre la voce della madre vibrava tra le pareti della stanza, Martín ha prima mosso le dita, poi ha aperto gli occhi e poi ha sorriso.

“La sua vita è un miracolo. Né la medicina né la logica sono in grado di dare una risposta”, dice  Florencia, madre di Martín.

I medici parlano di risveglio inspiegabile. I familiari di fede. I giornalisti di miracolo. Ma c’è un’altra chiave di lettura: quella della narrazione terapeutica.

Le Fiabe, i canti, le storie attivano circuiti profondi nel cervello. Stimolano il sistema limbico, favoriscono la neuroplasticità, creano connessioni tra emozione e memoria. In psicoterapia infantile, le Fiabe vengono usate per elaborare traumi, paure, blocchi emotivi. E in alcuni casi, come quello di Martín, sembrano riaccendere la coscienza.

Questa non è solo una storia toccante. È un caso INCREDIBILE. Un esempio di come la narrazione possa diventare medicina. Di come una fiaba o un canto, possano risvegliare il cervello.

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Le fiabe non sono solo racconti. Sono strumenti di cura, di risveglio, di trasformazione.  

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